“Il burqa è un capo di abbigliamento delle donne in Afghanistan, da come si evince leggendo in Wikipedia e come tale dovrebbe
essere. Dovrebbe, in altre parole, essere sopportato solo dove è nato e
tollerato anche se al giorno d’oggi la donna anche in questi paesi dovrebbe
essere vista come essere umano e non come una persona (leggendo testualmente il motivo per cui le donne vengono coperte) che può essere vista solo dal padre, dal marito, dal padre del marito e via dicendo.
Non esiste una cosa del genere, non deve esistere proprio: la libertà
personale è inviolabile e non dovrebbe essere solo un principio ma la
realizzazione di tale principio.
Anche la Corte Europea a Strasburgo dà ragione alla Francia che nel 2011 ha
vietato il velo integrale nei luoghi pubblici per far sì che siano
rispettate le condizioni del vivere assieme fra le quali c’è anche la
libertà di guardarsi in faccia. Lasciando da parte le più importanti leggi
antiterrorismo che sanciscono l’obbligo giustamente della nostra
identificazione alla società, il velo rappresenta una sorta di anacronistico
ricorso alle tecniche di considerazione della donna oggetto del padre prima
e del marito poi e il fatto che un albergatore di Noventa abbia accettato
tutto ciò rappresenta una sorta di avvallamento di questo e ciò non va
assolutamente bene, anzi, da cittadina italiana e da donna mi sento
profondamente scossa. Mi è dispiaciuto molto anche il commento del Sindaco
Nardese che ha detto che ogni commerciante ha la discrezione di lavorare
come vuole e crede e mi è dispiaciuto perchè il Sindaco lavora nel Distretto
di San Donà presso il Consultorio familiare laddove molti conflitti sono
all’ordine del giorno e dove lo stalking purtroppo è stato visto come il
modo con cui l’ex marito, compagno, ha stremato l’ex per la separazione
avvenuta perchè diciamocela tutta, l’uomo ancora crede che siamo ancora il
loro oggetto, che gli apparteniamo e tutto ciò, ribadisco, mi fa paura e
arrabbiare allo stesso tempo. Il fatto del burqa ci sta, in questo contesto,
e ci si riallaccia benissimo.”
Michela Poli
newspiavetv
“Il burqa è un capo di abbigliamento delle donne in Afghanistan, da come si evince leggendo in Wikipedia e come tale dovrebbe
essere. Dovrebbe, in altre parole, essere sopportato solo dove è nato e
tollerato anche se al giorno d’oggi la donna anche in questi paesi dovrebbe
essere vista come essere umano e non come una persona (leggendo testualmente il motivo per cui le donne vengono coperte) che può essere vista solo dal padre, dal marito, dal padre del marito e via dicendo.
Non esiste una cosa del genere, non deve esistere proprio: la libertà
personale è inviolabile e non dovrebbe essere solo un principio ma la
realizzazione di tale principio.
Anche la Corte Europea a Strasburgo dà ragione alla Francia che nel 2011 ha
vietato il velo integrale nei luoghi pubblici per far sì che siano
rispettate le condizioni del vivere assieme fra le quali c’è anche la
libertà di guardarsi in faccia. Lasciando da parte le più importanti leggi
antiterrorismo che sanciscono l’obbligo giustamente della nostra
identificazione alla società, il velo rappresenta una sorta di anacronistico
ricorso alle tecniche di considerazione della donna oggetto del padre prima
e del marito poi e il fatto che un albergatore di Noventa abbia accettato
tutto ciò rappresenta una sorta di avvallamento di questo e ciò non va
assolutamente bene, anzi, da cittadina italiana e da donna mi sento
profondamente scossa. Mi è dispiaciuto molto anche il commento del Sindaco
Nardese che ha detto che ogni commerciante ha la discrezione di lavorare
come vuole e crede e mi è dispiaciuto perchè il Sindaco lavora nel Distretto
di San Donà presso il Consultorio familiare laddove molti conflitti sono
all’ordine del giorno e dove lo stalking purtroppo è stato visto come il
modo con cui l’ex marito, compagno, ha stremato l’ex per la separazione
avvenuta perchè diciamocela tutta, l’uomo ancora crede che siamo ancora il
loro oggetto, che gli apparteniamo e tutto ciò, ribadisco, mi fa paura e
arrabbiare allo stesso tempo. Il fatto del burqa ci sta, in questo contesto,
e ci si riallaccia benissimo.”
Michela Poli